Omaggio a Renzo Raffaelli

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Come nasce l’idea e perché un “omaggio” e non un “in memoria di…”?
Molti mi hanno chiesto di fare qualcosa per ricordare mio fratello, sia allora che ultimamente. Non avevo però trovato mai qualcosa che potesse eguagliare il saluto ed il relativo applauso caldo e sincero che tutti i palchi di quella indimenticabile Notte Bianca di Ancona del 19 Settembre 2009 avevano tributato a Renzo poche ore dopo la sua improvvisa scomparsa: “The Show Must Go On” non fu mai termine più appropriato.
Quindi fare qualcosa “in memoria di…” mi sembrava quasi ripetitivo. Un “omaggio” però ci voleva.
Un “saluto riverente, o ossequioso” (cosi definisce wikizionario la parola omaggio) a Renzo, con il Vernacolo che amava tanto fare ed aiutare.

by Roberto Raffaelli


Articolo pubblicato su “IL RESTO DEL CARLINO” in occasione dell’addio a Renzo Raffaelli.

Renzo
Renzo Raffaelli Ancona 01-03-1962 Ancona 19-09-2009

Dunque, Renzo se n’è andato. Renzo Raffaelli, il buono, il paziente, il dolce “Renzì”, così, all’improvviso, quando addirittura sembrava che le sue condizioni, inizialmente quasi senza appello, lasciassero intravedere uno spiraglio sottile di miglioramento, ha ceduto, di schianto, come un pugile messo all’angolo, che annaspa, combatte, si affanna, risponde colpo su colpo, cerca disperatamente di tirare il fiato, un attimo, un attimo solo, contro un Avversario più forte di lui, smisuratamente, spaventosamente più forte di lui. Renzì lo conobbi 26 anni fa, quando, con la Puntoeacapo, m’imbattei nella gentile ospitalità di Franco Petrocchi, patron del “Dorico”. E lì, al “Dorico”, graziarolo fra graziaroli, c’era anche questo giovane, misurato e squisito. “Ciao, sono Alfredo” gli dissi allegramente, allettato dal suo sorriso. Tutto cominciò lì, lui alle prime armi, ma già “mastro”, tra fili, cavi, lampade, “americane”, microfoni, congegni a me misteriosi, ed io con i miei attori di allora, Burattini, la Bevilacqua, la Veresani… Fu un affiatarsi subitaneo, senza fronzoli, divertito e divertente. Era naïf, semplice, d’un candore furbo e di una furbizia candida. Poi venni a sapere che era anche infermiere, nel posto tra i più tristi, il Pronto Soccorso. Ma era uguale per lui : la sua calma, il suo essere e vivere sommesso, la sua generosità, il suo amare ed essere riamato appartenevano a lui, in qualunque posto, in qualunque momento. Lo volli anche sulle scene, proprio per quella sua trasparenza, quel suo “non essere” attore, che incantava il pubblico e tutti noi. E adesso siamo qui, a pensare che non ci sarà più. Lo saluteremo, per l’ultima volta, martedì alle 16, nella “sua” chiesa, S. Maria delle Grazie. Che la terra ti sia lieve, Renzì. E’ stato bellissimo conoscerti…

alfredo b. cartocci

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